APPROFONDIMENTI

APPROFONDIMENTI

Dott. Lorenzo Rindi - Senior Partner
Ideatore del progetto PQL
Articolo

VIVERE DI RENDITA

01-04-2021

 

Una delle domande ricorrenti che mi viene posta è: quanto ci vuole per vivere di rendita?

In questo breve contributo cercherò di dare una risposta.

 

La periodizzazione classica attuata dagli storici vede il susseguirsi cronologico di: preistoria, età antica, medioevo, età moderna, età contemporanea. Tralasciando la caratterizzazione dei vari periodi, che non ci compete, possiamo riconoscere che l’età contemporanea viene correttamente identificata dalle ultime intuizioni delle scienze sociali come l’età della complessità. Questo incipit solo per sottolineare due aspetti determinanti. Il primo, che dobbiamo accettare – come è avvenuto in tutti i campi scientifici più maturi – che le certezze sono variabili (ossimoro solo apparente). Il secondo, che la complessità caratterizzante l’età che viviamo mi ha inevitabilmente portato, per poter dare in questa sede una risposta alla domanda, a dover: da un lato, stabilire alcuni parametri (non arbitrari, ma che rappresentano comunque degli assunti); dall’altro, a fare alcune scelte nel cercare una definizione di cosa si intenda per “vivere di rendita”, che non vuole e non può essere un concetto universale. Mi spiego meglio.

Riguardo al primo punto, in estrema sintesi e semplicità, intendo dire che il “rischio zero” non esiste mai, in nessun campo. L’unico approccio saggio e sensato è quello di avere un metodo corretto e di applicarlo con coerenza. Nello specifico, una corretta pianificazione finanziaria ci permette di gestire il rischio sistemico (buono) e di minimizzare, fino praticamente ad annullarlo, il rischio specifico (cattivo) in maniera da sviluppare coerentemente la nostra allocazione strategica nel tempo necessario, senza la presunzione di fare previsioni sui mercati finanziari, ma applicando un approccio adattivo.

Venendo al secondo punto, ho dovuto introdurre nel modello di calcolo quattro valori per altrettante variabili: l’inflazione, il rendimento atteso, l’imposizione fiscale, l’aspettativa di vita. Poi, non avendo di fronte a me uno specifico interlocutore e non potendo riportare infinite simulazioni, ho dovuto arbitrariamente definire “vivere di rendita”.

 

Iniziamo da cosa ho inteso per “vivere di rendita”. Approssimativamente, il reddito netto mensile disponibile medio in Italia (nel momento in cui sto scrivendo) si aggira sui 1.600€. Trattandosi di “vivere di rendita” ho pensato ad una vita agiata (normale, ma agiata), quindi ho moltiplicato per tre il reddito medio e l’ho arrotondato per eccesso a 5.000€ netti mensili disponibili di potere d’acquisto. Chiaramente, questa mia scelta è relativa, per qualcuno sarà più del necessario, per qualcun’altro molto meno. Questo non è un problema, dal momento che sarà sufficiente, appunto, relativizzare il capitale necessario stimato alla rendita mensile richiesta (se vogliamo sapere di quanto capitale disporre per ottenere una rendita di 10.000€ al mese basterà moltiplicare per 2, ossia dividere per 2 se vogliamo 2.500€; più in generale, calcolare la proporzione 5K : CAP = nK : CAPx, ergo CAPx = CAP * nK/5K ).

Non ho considerato nient’altro se non il patrimonio mobiliare, quindi nessun immobile, nessun bene mobile registrato, nessuna opera d’arte assicurata o altra forma di valore patrimoniale se non la disponibilità monetaria.

 

La scelta dei valori in ingresso è stata la seguente:

  • ho ipotizzato un’inflazione media del 2%, che poi è l’obiettivo programmatico della BCE; si ricordi anche che negli ultimi 20 anni l’inflazione armonizzata media nell’Europa area euro è stata dell’1,57%;
  • ho ipotizzato un rendimento atteso (al netto di costi e imposte) del 4%, cioè del doppio dell’inflazione considerata; si tratta del risultato raggiungibile attraverso la gestione di un portafoglio medio in termini di rischio/rendimento, con un’allocazione azionaria media del 36% e l’applicazione combinata di alcune consolidate tecniche finanziarie;
  • l’imposizione fiscale applicata è stata esattamente quella prevista dall’ordinamento vigente (26% sul capital gain, 12,5% sui rendimenti dei titoli di Stato ecc.);
  • l’aspettativa di vita ipotizzata è di 40 anni a partire dalla prima erogazione.

 

Si è trattato, da un punto di vista matematico-finanziario, di attualizzare una rendita temporanea immediata a rata variabile.

 

 

Il risultato

Sulla base di quanto premesso, approssimando:

per ottenere 5.000€ di rendita al mese

sono necessari oggi 1.600.000€

Il potere d’acquisto sarà costante per 40 anni, quindi la rata nominale varierà a partire da 5.000€/mese nel primo anno per arrivare a circa 10.800€/mese al 40° anno, quando il capitale sarà prossimo a zero (3.512€, per la precisione).

 

 

 

Una piccola, ma necessaria, complicazione

E se dopo 40 anni di rendita avessimo ancora alcuni anni da vivere?

E se volessimo lasciare una qualche eredità?

L’ipotesi è stata quella di accantonare una quota fissa della rendita (1.100€) – che all’inizio rappresenta poco più di 1/5, diminuendo relativamente con il passare del tempo fino a rappresentare circa 1/10 – accumulando su una posizione finanziaria assimilabile all’allocazione iniziale del 1.600.000€.

A questo punto avremo due componenti: il decumulo programmato della rendita originaria (linea blu del grafico seguente) e l’accumulo della ricostituzione di un capitale (linea verde). Il nuovo capitale, dopo 40 anni, sarà di quasi 1.700.000€ lordi, circa 1.350.000€ netti, che corrisponderanno ad un potere di acquisto di oggi di 625.000€ da utilizzare per anni successivi al 40° o da lasciare in eredità.

 

 

 

La rappresentazione del capitale risultante dalla combinazione dinamica delle due componenti nel terzo grafico (il nuovo capitale accumulato è al lordo delle imposte).

 

 

 

Lorenzo Rindi - PQL

 

 

 

 

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